Su Palu - La traversata dei rami alti

Giovanni De Falco

L'obiettivo era chiaro: la traversata dei rami alti, un grande classico di Su Palu. Questa escursione mitica aleggiava nell'aria e si diffondeva tra i soci la voglia di partecipare. Con Paolo (ormai organizzatori ufficiali dei campi interni) decidiamo di non mettere limiti al numero di partecipanti, El Alamein è abbastanza ampio da ospitare mezzo gruppo. Ci ritroviamo quindi in 13 con una rappresentanza di soci 'storici' (oltre a me e Paolo, Olivia, Simone, Gianni Corona), e ragazzi degli ultimi due corsi (Alessandro, Elena, Antonio, Ilaria, Stefano, Francesco, Daniele). In più abbiamo Francesco da Pisa, già complice di precedenti scorrerie nelle grotte sarde.

Entriamo scaglionati a piccoli gruppi e senza problemi di traffico raggiungiamo il campo tra le 20 e le 23. Cena (non mancano i generi di prima necessità come vino e abbardente) e a nanna per essere pronti il giorno dopo.

Per evitare lunghe file nelle risalite decidiamo di dividerci in due gruppi: uno risalirà da Bella 'mbriana e l'altro da pozzo Oliena. Il mio gruppo percorre tutta Lilliput fino al pozzo Oliena.Una volta in alto percorro la via fatta l'anno precedente fino alla marmitta: qualche piccola esitazione alla diramazione di alcune gallerie, ma tutto sommato i ricordi sono abbastanza nitidi. Arriviamo alla marmitta e troviamo pure un pentolino con una fettuccia (un residuo di una roletta metrica) per raccogliere l'acqua dal fondo: ci sembra buonissima. Cerco la corda per risalire al livello superiore: i rami sono una serie di gallerie a diversi livelli collegate da passaggi in corda e risalite. Troviamo la corda che ci porta su un terrazzo superiore, una decina di metri sopra, il punto più alto che raggiungiamo. Sentiamo delle voci provenire dalla galleria: i nostri amici che provengono dalla direzione opposta. Siamo circa 220 m sopra El Alamein. Festeggiamo s'incontru con un frugale spuntino in cui salta fuori di tutto. Entro nella zona di grotta che ancora non conoscevo. La galleria che si diparte dalla marmitta verso Sud-Est è molto ampia, con il fondo costituito da detriti, e scende verso il basso. Troviamo un corrimano che porta ad un crocevia di gallerie. Seguiamo le indicazioni (frecce nere con la scritta AV e omini di pietra) e attraverso passaggi in disarrampicata, piccole discese in corda e gallerie circolari, scendiamo verso il basso. Il colore che domina è il rosso, e il fondo è pieno di detriti. Una paretina ci blocca la discesa, per prudenza decidiamo di armare con una corda che avevamo per ogni evenienza. Continuiamo sulla sinistra, un passaggio alto che immette nell'ennesima galleria fino a trovare una ulteriore discesa che ci porta in un grande ambiente con diverse diramazioni. Mi guardo intorno cercando dei segnali. Ilaria vede una freccia disegnata sul terreno e poco più in là, troviamo una grossa freccia fatta di pietre addobbata con una vecchia suola di scarpe: è l'indicazione che ci hanno lasciato i nostri amici. Trovo una corda e riconosco il passaggio: siamo arrivati al traverso messo a metà della risalita per Kuckuk. Scendiamo e siamo all'imboccatura del grande pozzo elicoidale di bella'mbriana che ci porta a Lilliput.

Una volta in basso ci dirigiamo al Peyote per scendere a Sa Ciedda. Li incontriamo il gruppo che è entrato in giornata (Francesco, Giovanna, Tore, Cinzia, Giorgia, Annalaura e Cristian): sono arrivati fino al pozzo Oliena e hanno sentito gli altri che scendevano. Andiamo tutti a Sa Ciedda, bellissima come sempre. Risaliamo a Lilliput e ci avviamo al campo dopo nove ore di progressione.

Una cena e un sonnellino ristoratore per preparaci ad uscire in tutta tranquillità. Il giorno dopo usciamo a gruppi le 11 e le 15, fuoco, arrosto e birra a volontà.

E' stato bello far conoscere alle nuove leve la meravigliosa Su Palu. Francesco Frascaro descrive così le sue emozioni:

Sono trascorsi lenti i giorni dentro la montagna, vissuti nelle tenebre dei suoi profondi abissi per esplorare le meraviglie racchiuse nella roccia. In quel mondo nascosto siamo scesi sempre più in profondità per labirinti, lungo freddi fiumi sotterranei e giù per nere cascate, il cui boato riempie il vuoto fin dentro le ossa. Bianche pareti scintillanti, profondi laghi e vergini spiagge di sabbia dorata ci hanno condotto, passo dopo passo, in un universo lontano.

Grazie alla professionalità di tutto il team Speleo Club Oristanese abbiamo portato a termine l’impegnativa ricerca dei rami fossili, nascosti oltre antiche gallerie e voragini senza fondo.

In questa incredibile esperienza ho scoperto che nel grembo della terra il tempo segue regole diverse. Ci sono oscurità, silenzio e purezza e ci sono occasioni per scoprire, scoprirsi e meravigliarsi di un mondo che non è del tutto perduto, ma protetto nella sua bellezza primitiva.

Sono trascorsi lenti i giorni dentro la montagna, ma alla fine la luce è riapparsa insieme all’odore della terra e al rumore del vento, che mi hanno emozionato come fossero nuove sensazioni.

 

(Foto di Antonio Zedda)