Alla ricerca della Nurra perduta

La Nurra di Nuraghe Alvo (n. 1886) ci racconta una di quelle storie che danno fascino alla speleologia. L’ingresso venne scoperto da Gianfranco Argnani e Andrea Gobetti nel 1978, ma la grotta venne esplorata solo 10 anni dopo dai faentini. Abbiamo contattato gli esploratori che ci hanno inviato un articolo di Ipogea 99 con il resoconto della loro esplorazione. 

Siamo quindi andati a cercarla e zaino in spalle ci incamminiamo lungo il sentiero, attraversiamo Bacu Dolcolce per risalire sul versante opposto, lungo un canale. Seguendo le indicazioni dei primi esploratori, individuiamo  la parete rocciosa dove si trova l’imboccatura della nostra grotta trovando l’ingresso abbastanza agevolmente.

La grotta, a sviluppo prettamente verticale, inizia con un pozzo di circa 35 mt, alla base del quale si trova un cumulo di detriti inclinato. Superando una breve verticale ci ritroviamo in una piccola saletta ricca di concrezioni a cavolfiore e qui il primo tratto della grotta termina.La grotta prosegue dalla parte opposta con una fessura alla base del pozzo dalla quale si accede ad un nuovo pozzo. All'interno troviamo una ricca fauna composta da numerosi Isopodi, un Aracnide, un Gryllomorpha e un Chilopode, tanti  Hydroamantes supramontis, soprattutto piccoli e qualche sub adulto.

Non eravamo molto fiduciosi sull’esito della ricerca e ci siamo portati dietro solo una corda, sufficiente per il primo pozzo. La Nurra di Nuraghe Alvo ci attende per una seconda visita.

Cinzia Mulas e Gianni De Falco

Rosalba all'ingresso della cavità

Lo spettacolare primo pozzo con un tiro di circa 35 m sul vuoto

Un giovane residente intimorito dalla presenza di questi animali strani con una luce in testa.